Germania, piano anti-crisi da 50 miliardi. Critiche dai sindacati

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13 gennaio 2009

Gb, piano di sostegno alle Pmi

Investimenti in strade e scuole per 17-18 miliardi di euro, 9 miliardi di euro in sgravi fiscali per aziende e persone fisiche, bonus bebè e incentivi per l'acquisto di auto meno inquinanti. Sono alcuni punti del piano biennale di stimolo per l'economia da 50 miliardi di euro sul quale i partiti della "Grosse Koalition" al governo in Germania hanno trovato l'intesa nella tarda serata di lunedì. Il piano viene dopo un primo pacchetto da 12 miliardi di euro varato lo scorso novembre. e fa salire a 62 i miliardi impegnati da Berlino per il rilancio dell'economia. A seguire, in Europa, la Spagna (38 miliardi), la Francia (26), la Gran Bretagna (23) e l'Italia (5). Proprio oggi Standard and Poor's ha confermato i rating a breve (A-1+) e a lungo termine (AAA) sul debito sovrano della Germania con outlook stabile.

Il Governo tedesco ha previsto anche l'apertura di una linea di credito da 100 miliardi di euro per le aziende in difficoltà. Il pacchetto anti-crisi messo a punto dal governo tedesco per rilanciare l'economia costituisce il "più grande programma di misure mai realizzato nella storia della Germania federale", ha dichiarato la cancelliera tedesca, Angela Merkel. "Se mi guardo intorno in Europa, non vedo veramente chi fa più di noi e chi lo fa in un modo più adatto di noi", ha rincarato il vice cancelliere tedesco, Frank-Walter Steinmeier (Spd), nel corso della conferenza stampa a Berlino .

Altre misure prevedono tagli nei contributi per l'assicurazione sanitaria in modo da rendere meno costose le assunzioni per le aziende e regole più semplici per i contratti a termine. "Con il nostro Patto per la Germania stiamo dando lo stimolo necessario per la crescita e per l'occupazione, perché è l'occupazione la nostra preoccupazione principale - ha dichiarato Merkel -. Faremo il possibile per assicurarci che non solo la Germania superi la crisi ma che ne esca ancora più forte".

Merkel ha quindi spiegato che per l'ingresso dello Stato nel capitale della Commerzbank (Berlino ha rilevato il 25%) sono stati utilizzati fondi previsti dalle misure precedenti. In particolare, la cancelliera si riferiva al Fondo di stabilizzazione del mercato finanziario da 500 miliardi di euro, varato lo scorso 13 ottobre dal governo. "Non vedo comunque in questo nuovo pacchetto nessuna misura che possa portare a una nazionalizzazione", ha detto il capo del Governo.

Non mancano tuttavia le critiche. I sindacati hanno definito insufficiente il pacchetto anti-crisi approvato ieri notte. Secondo la confederazione nazionale dei sindacati, la Dgb, le nuove misure sono ancora troppo timide di fonte alla peggiore crisi economica e finanziaria che la Germania ha mai visto dal Dopoguerra. Inoltre, hanno sottolineato i sindacati, nel settore delle infrastrutture servirebbero il doppio degli investimenti rispetto ai previsti 17-18 miliardi di euro. Anche il previsto alleggerimento della pressione fiscale è insufficiente: "Non farà niente per aumentare la spesa al consumo e rilanciare l'economia", ha commentato il presidente della Dbg, Michael Sommer, ai microfoni di Deutschlandradio.

Da parte sua, la Federazione dei contribuenti tedeschi ha definito "ridicola" la prevista riduzione di un punto percentuale dell'aliquota fiscale di base, che secondo i piani di Berlino dovrebbe passare dall'attuale 15% al 14% (il ministro delle Finanze, il social democratico Peer Steinbrueck, aveva proposto di portarla al 12%).

Tornando a S&P l'agenzia di rating ha sottolineato che la Germania ha dato prova di riuscire a contrastare forti shock come nel caso della riunificazione e ha, a suo favore, uno scenario politico stabile caratterizzato da un'abile politica macroeconomica e da una ridotta propensione alla spesa pubblica. Anche la Germania, tuttavia, sentirà il peso della crisi: il Pil dovrebbe contrarsi quest'anno del 2% con un ritorno alla crescita però già dal 2010. Il rapporto deficit/Pil salirà al 3% in entrambi gli esercizi e il debito pubblico sarà al 73% del Pil nel 2010, uno dei livelli più alti tra i Paesi con un rating AAA.